Associazione Consultorio La Famiglia

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Quando Gandhi morì, radunarono tutti i suoi oggetti personali.
Le sue ciabatte, un diario, una penna, la sua vestaglia, un libro, una ciotola, i suoi occhiali.
Non possedeva nient’altro.
Non aveva bisogno di altro.
Sono minimalista da anni e ho sempre trovato meraviglioso il suo esempio, perché dimostra che l’obiettivo della vita non è complicare.
Non è aumentare, accumulare, ingrandire e competere con il mondo intero.
L’obiettivo della vita è semplificare e ridurre.

E allora essere minimalisti non è una rinuncia: è la soluzione.
Concretamente significa escludere dalla propria vita tutto il superfluo.
Che siano persone, cose, situazioni e abitudini.
Chiediti: “Mi serve davvero?”
Se la risposta è no, liberatene.
C’è chi ci riesce anche con i sentimenti.
Mi serve a qualcosa arrabbiarmi?
No, e allora non lo faccio.
Non spreco il mio prezioso tempo.

Proveranno a convincerti che la felicità sia nell’abbondanza.
Ogni giorno vieni bombardato da messaggi anti-minimalismo, specialmente in questo periodo natalizio.
Ti dicono di riempire la tua vita di cose, perché più ne hai e più vali.
Ma ti dicono anche che stare con una sola persona è noioso e dovresti essere sempre in mezzo a tanta gente.
Ti dicono che il lavoro non può essere facile e se lo è significa che dovresti lavorare di più, finché non lo odi.
Ti dicono che una casa senza tanti oggetti è triste, anche se è piena di persone, animali, ricordi… vita.

Essere minimalisti significa ribellarsi.
In un mondo che va verso un consumismo totale e devastante, scegliere di minimizzare vuol dire protestare.
In silenzio e pacificamente.
Come Gandhi.

L’essenziale.
Non ti serve altro.
Lì si trova l’ESSENZA della tua vita.
Le persone che ami e meritano il tuo amore.
Le cose che ti aiutano concretamente a vivere meglio.
Le esperienze che ti fanno stare davvero bene.
Niente di più, niente di meno.
Un equilibrio perfetto che si può chiamare in tanti modi.
Io la chiamo serenità.

Gianluca Gotto – Le Coordinate della Felicitàeasy